Poeta, scrittore e traduttore italiano. Trascorse la giovinezza nella sua città natale, per trasferirsi all'età di dodici anni a Brescia. Gli anni trascorsi a Luino furono decisivi e lasciarono un'importante impronta nella sua produzione successiva.
Compì gli studi a Milano dove conobbe giovani che avevano i suoi stessi interessi letterari: erano Anceschi, Vigorelli, Sinisgalli, Gatto e Quasimodo. Nel 1937 due sue poesie comparvero sulla rivista «Frontespizio». Si legò poi al gruppo di giovani filosofi che facevano capo ad Antonio Banfi e agli artisti di 'Corrente'. Aveva appena iniziato la carriera di insegnante, quando venne richiamato alle armi. Fatto prigioniero dagli alleati in Sicilia nel '43, venne deportato in Algeria e Marocco. A queste esperienze è dedicata la raccolta Diario d'Algeria (1947). Alla fine della guerra rientrò a Milano dove svolse diversi lavori e infine divenne dirigente editoriale.
La prima raccolta poetica di Sereni è Frontiera (1941) dove, pur muovendo da tonalità vicine a quelle dell'ermetismo fiorentino, si avverte una maggiore esigenza di adesione alla realtà quotidiana che si rafforza nelle raccolte successive: la già citata Diario d'Algeria e Gli strumenti umani (1956) nella quale, dal lirico al parlato, si nota una ricca articolazione di registri espressivi che ben si riflette nella varietà dei temi (scene di vita cittadina, ritorno ai luoghi dell'infanzia, l'amore e gli altri sentimenti contrastati, le grandi trasformazioni culturali e sociali dell'Europa). Raccolta molto complessa, è scandita in tre momenti: il ritorno dalla guerra, lo sconforto, l'impegno intellettuale e la fedeltà alla memoria.
Nel 1981 si aggiudicò il Premio Viareggio con Stella Variabile.
Sereni fu anche raffinato traduttore di Valéry, W. C. Williams, Pound, autore di un volume di saggi letterari intitolato Letture preliminari (1973) e di pagine diaristiche, appunti di lavoro, spunti letterari raccolti in Gli immediati dintorni (1962). Del 1964 la raccolta di racconti L'opzione e allegati.
Alberto Rollo ha scritto: «La sua figura è incisa nel tempo come una voce delle più attendibili fra quelle di quanti alla parola hanno consegnato il loro destino: a rileggere oggi l’opera sua, si coglie intatto il lucido scompiglio, il persistente schianto del disordine della Storia, l’urticare dell’avventura esistenziale, la disobbedienza nei confronti della parola contenta di sé. Sereni ha raccontato quel che siamo stati e quello che saremmo, e che siamo diventati».